una storia vera

Ascoltando questa canzone non si può non avvertire la nostalgia che trasmette, l’ho riascoltata varie volte prima di leggere il testo e capire che in effetti racconta di una storia triste ma sorprendente. Una storia d’amore vissuta durante la guerra, tra un dolce bacio e un formidabile scatto fotografico.
Gerta Pohorylle alias Gerda Taro e il fotografo ungherese André Friedmann si incontrano e si innamorano a Parigi nel 1934.
Lui è un giovane fotografo di 20 anni, scappato per ragioni politiche dall’Ungheria fascista, lei una ebrea tedesca di Stoccarda di 24 anni.
Sono giovani esuli, squattrinati e belli, soprattutto Gerda, comunista, appassionata e coraggiosa, già stata in galera per questioni politiche.
André la inizia alla fotografia e lei lo aiuta a non sprofondare nell’alcool.
Per piazzare più facilmente le loro fotografie e aggirare i pregiudizi razziali nella Francia degli anni Trenta, decidono di fondersi in una sola firma e si inventano un fantomatico fotografo americano di nome Robert Capa. Allo scoppio della guerra civile spagnola, nel 1936, partono al seguito della forze repubblicane, documentando i momenti più intensi della guerra. Poi un giorno, in seguito a un bombardamento di aerei nazisti Gerda finisce sotto i cingoli di un tank amico. Ha 26 anni, lotta inutilmente molte ore contro la morte, con il corpo letteralmente spezzato in due e un coraggio mai visto.

Per André l’unico modo per sopravvivere a questo dolore è continuare a fare il suo mestiere, mantenendo il nome di Robert Capa.

Nel 1947 fonda con Henry Cartier Bresson l’agenzia fotografica Magnum e partecipa alle imprese più rischiose, con il segreto desiderio di raggiungere Taro. Succederà nel 1954 in Indocina, quando salterà su una mina. Aveva 44 anni ed è rimasto il primo e il più grande fotocronista di guerra che sia esistito.

TARO
Indocina, Capa salta sul Jeep, due piedi strisciano su per la strada
Per fotografare, registrare pezzi di carne e guerra,
Avanzano proprio come le sue opportunità – un flash bianco molto giallo.
Una torsione violenta afferra massa, lacera luce, strappa arti come stracci
Esplode così in alto che Capa, finalmente, atterra
La mina è una fossa acquosa. Senza dolore con immensa distanza
Da medico, da collega, amico, nemico, avversario, lui è a cinque metri dalla sua gamba, da te Taro.
Non spruzzare negli occhi – ti ho spruzzato nei miei occhi.
3:10 pm, Capa è indeciso sulla morte, trema, gli ultimi rantoli, gli ultimi soffocamenti
Tutti i colori e le preoccupazioni desaturano fino a diventare grigi, raggrinziti e ridotti a puntini.
La mano sinistra afferra ciò che il corpo non afferra – le photographe est mort.
3.1415, non sei più vivo mio amour, svanito verso casa nel maggio del ’54.
Le porte si aprono come braccia amore mio, senza dolore ma vicino come non mai.
Per Capa, per Capa Capa, il buio dopo il nulla, riunito con la sua gamba e con te, Taro.
Non spruzzare negli occhi – ti ho spruzzato nei miei occhi.
Hey Taro!